Biografia
Daniele Mazzoleni, milanese, anno 1970.
Cresce nella Milano degli anni ’80 e ’90, respirando l’aria di una città di cui gli resterà da grande una profonda nostalgia.
Un bambino che nel tempo libero corre nel negozio di gomme del nonno, ad arrampicarsi sui copertoni con gli amici del quartiere, e che, tra una partita e l’altro di calcio in strada in via Lombardini, passa nel negozio del signor Luigi per una michetta al prosciutto.
A cui capita, salendo a casa del nonno materno, in Ripa di Porta Ticinese, di incontrare gli amici dello zio Tony, Walter Chiari, Domenico Modugno, Julio Iglesias, Mogol, o che il giorno di Natale gli passino al telefono Gianni Morandi per gli auguri.
In quell’atmosfera vivace e allo stesso tempo piena di concreta umiltà, cresce la sua sensibilità innata verso tutte le espressioni artistiche.
Grazie ai pomeriggi passati con il nonno Orfelio, osservandolo incantato a dipingere i suoi tramonti rosa sui Navigli, si avvicina sempre più alla pittura.
Appassionato di costruzioni si diploma all’ITI Carlo Bazzi, e fino al 1999 frequenta la Facoltà di Architettura di Milano.
Nel 1999 con il fratello Fabio inaugura il ristorante Le Due Facce, e per alcuni anni si dedica totalmente all’attività di ristoratore.
Nel 2004 ritorna al suo più grande amore e allestisce un piccolo laboratorio.
Per circa un anno sperimenta l’utilizzo di diversi materiali, concentrando la sua ricerca sui colori e sui segni ancestrali, sui simboli del passato che meglio lo aiutano a interpretare il presente.
La prima produzione artistica, caratterizzata da virtuosismi grafici e da accese cromie degli smalti, si evolve nella ricerca di una sempre maggior esaltazione della plasticità, con l’utilizzo delle resine bicomponenti.
Nel 2006 crea il brand Neroacciaio e si dedica alla produzione di art design, creando collezioni di lampade, tavoli e quadri in acciaio inox lucidato a specchio, resine, alluminio.
In quegli anni Daniele Mazzoleni segue il percorso dell’autoproduzione, ossia frequenta in modo trasversale arte e artigianalità. Il progetto si realizza nella sperimentazione, nelle continue prove, negli sbagli, nei tentativi rinnovati fino alla soluzione finale,
Nelle sue creazioni si incontrano architettura, design, arte, ma il valore aggiunto resta il lavoro manuale: ogni opera nasce da un processo artigianale di cui l'autore conosce perfettamente tutte le fasi.
L’idea, che si trasforma in gesto, in segno, è una continua ricerca, una continua evoluzione di se stesso, una continua e ostinata ricerca della felicità.
Anche in questo periodo continua la produzione puramente artistica, sfruttando le tecniche legate ai materiali che sperimenta con Neroacciaio.
Sono di quegli anni i primi quadri a olio e i successivi in resina, in cui affronta temi legati all’attualità: l’ipocrisia della politica, il rispetto per la natura (sopratutto umana), le limitazioni della libertà, la necessità di rilettura di fatti storici e di attualità, la fame ostinata di giustizia. Messaggi veicolati con un linguaggio ironico e irriverente.
Prende forma la sua poetica, che lo porta a prediligere le idee alle ideologie, i grandi pensieri ai pensatori, soprattutto se sporcati dalla politica e dall’umana avidità.
Nel 2013 si allontana dall’esperienza della produzione di oggetti di design e si avvicina al mondo della progettazione, portando avanti recuperi edilizi con la finalità di creare spazi abitativi originali e accoglienti, studiati nei dettagli e contraddistinti, soprattutto negli arredi, dal suo intervento creativo.
Gli ultimi anni lo riportano alla ricerca di nuove forme espressive, per riflettere sui temi che da sempre rappresentano per lui un’urgenza.
Crea il ciclo dei ritratti presentato nella mostra “Tra la Perduta Gente” a cura di Luca Cantore d’Amore, in cui personaggi, personalità, parole e storie si intrecciano per diventare veicoli di messaggi, sogni e riflessioni.
“Raccolgo files,
riassetto i cassetti,
faccio ordine, mi serve.
Per andarmene senza pensieri confusi
e per averne nitidi ricordi.
(D.M.)